giovedì 7 maggio 2009

Potare

Leggo un pensiero di uno scrittore, Massimo Orlandi, che afferma: " Potare. Si comprende bene perché questo verbo lo usiamo solo per le piante. Perché potare se stessi è molto più difficile. Non ci è facile riconoscere i nostri rami secchi, non ci piace rinunciare a nulla di ciò che abbiamo, perché tutto ciò che abbiamo, almeno così ci sembra, ci è necessario. Ci lamentiamo, questo sì. Di relazioni personali imbrigliate in se stesse, di un lavoro che si è reso arido, di una vita sociale claustrofobica, dell'essere vincolati a troppe sicurezze. Ma riteniamo che tutte queste condizioni siano inevitabili e ci offriamo mille alibi per non toccarle. La potatura interviene per recidere le fronde di quei percorsi che si sono fatti sterili senza aspettare che marciscano, magari travolgendo parti sane. Guccini ci ricorda che " bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”. L'azione del potare, di un potere saggio e tempestivo come quello del contadino, certo all'inizio crea un vuoto; ma poi, lentamente, apre i pori, fa filtrare energia nuova, ci fa sentire più liberi, più veri.
E' un gesto d'amore verso noi stessi, un impensabile gesto d'amore ".

Scrive ancora Luigi Padovese: “ Sono i distacchi che dobbiamo realizzare che ci riempiono di paura. Per questo ci capita di concentrare le nostre energie sul trattenere le cose. Ci si appesantisce inutilmente. Così ogni tanto sentiamo il bisogno di alleggerirci e di prendere il largo verso qualcosa di nuovo. Ci troviamo di fronte alla necessità di conciliare i nostri bisogni di sicurezza con i nostri bisogni di crescita.” Perché, citando Padre Vannucci, “ Chiunque vuole andare avanti nella vita bisogna che si distacchi, si separi, come il fiore si distacca dal bocciolo, il frutto dal fiore…rinuncia alla forma precedente per andare avanti”.

In un momento di quiete, riflettevo ieri su queste parole e sento che è giunto per me proprio uno di quei momenti in cui è necessario sbarazzarsi di qualche fardello inutile. Così ho cercato di visualizzare, di dare forma e contenuto al peso che sento gravarmi sulle spalle e ho stilato un primo elenco di ‘cose’ di cui vorrei liberarmi:
- in primis mi vorrei liberare di molti oggetti: mobili, vestiario, inutili supellettili. Dalla mia casa toglierei tutto ciò che non è strettamente necessario alla vita quotidiana (perché conservo 3 servizi di piatti, un numero imprecisato di bicchieri e tazze di tutte le fogge? Perché nell’armadietto del bagno albergano schiere di flaconi di bagnoschiuma? E l’elenco potrebbe proseguire per pagine…). Vorrei spazi vuoti, poche linee semplici e funzionali, un luogo visivamente riposante dove tutto abbia la propria precisa ragione d’essere;
- vorrei non dovermi preoccupare più di cosa indosso la mattina: qualcosa di comodo e dignitoso ma senza fronzolo alcuno. Una sorta di divisa che però non rappresenti altri che me stessa. Riconoscibile nella sua essenziale semplicità;
- vorrei potare gli inutili convenevoli, le salde ipocrisie della vita quotidiana, le convenzioni tutte e le sicurezze sventolate come bandiere per poter più spesso dire: “ Oggi non ho riposte per te, ma se vuoi possiamo trovarle insieme..”
- vorrei star fuori dai conflitti che non fanno crescere e servono soltanto a stabilire confini e potere;
- ma vorrei anche imparare a spegnere il bisogno latente di accettazione e riconoscimento che troppo spesso mi ha fatto esitare sulla strada della mia crescita e qualche volta mi ha persino indotto a piegare lungo una via non realmente desiderata;
- vorrei infine potermi lasciare alle spalle tutte le cose che mi sono state ‘date’ in eredità, in consegna, in regalo che non ho mai chiesto, che non mi servono o che addirittura mi rallentano la marcia;
- voglio imparare a non cercare più alibi per non soddisfare subito questi desideri.
- Voglio ripartire leggera e questo è il mio proposito di oggi.

E voi che cosa vorreste potare nella vostra vita o nelle vostre organizzazioni?

4 commenti:

Alessandra ha detto...

Sto affrontando "la potatura" con l'aiuto di una terapeuta...
E sì, crea tanto vuoto in cui non sempre riesco a stare... E così tornano i vecchi meccanismi, quelli di cui vorrei liberarmi.
Vorrei liberarmi delle mie paure, delle mie insicurezze, dal senso di inadeguatezza.
Lasciarmi alle spalle ciò che mi hanno insegnato essere giusto, "come dovrebbe essere", ma che non mi appartiene.

Marta B. ha detto...

Alessandra,

quanto ti capisco e quanto siamo silmili noi due...ho già camminato sulla tua strada non molto tempo fa. Tu hai più tempo di me per potare, non scoraggiarti...io ho iniziato tardi a vedere il sottile confine tra me e quello che agli occhi 'degli altri' avrei dovuto diventare. In grossa parte è proprio questa l' 'eredità' a cui mi riferivo e che spero di NON passare ai miei figli.

Anonimo ha detto...

Vorrei poter lasciare tutte le persone inutili che vivono attorno a me e scappare con mio figlio. Per me le persone inutili sono quelle che, non paghe dei problemi che ci sono, ne creano altri o per paura o per egoismo....
Mario

Marta B. ha detto...

Proprio ieri sera pensavo anch'io alla stessa cosa...a parte il fatto che non potrei mai scappare coi miei tre figli: troooppo faticoso!

Sursum Corda, Mario, che anche oggi la vita, nonostante tutto, potrebbe trovare un modo per sorprenderci ancora e convincerci che la vita è bella : ) effetti collaterali compresi!