Da un articolo del Corriere del febbraio 2008:
Le qualità del capo ideale? Carisma, capacità di motivazione, fiducia nel team. E un mix di umiltà e fermezza, unite a una certa visione del futuro. Un po' come Gesù, insomma, che secondo un terzo degli impiegati italiani, è il modello ideale di capo anche sul lavoro.
Meglio di condottieri, leader politici e militari, che, da John Fitzgerald Kennedy a Napoleone, da Giulio Cesare a Garibaldi, cedono il passo nella top ten dei leader storici. Al secondo posto il profeta della non violenza Gandhi, che batte il rivoluzionario Che Guevara. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Accor Services, società che si occupa di soluzioni innovative per coniugare benessere e produttività in azienda (dai famosi Ticket Restaurant ai Compliments fino al maggiordomo in ufficio) nell'ambito di un'iniziativa chiamata ''Il segreto del successo'', che ha coinvolto oltre 20.000 dipendenti italiani, maschi e femmine, appartenenti a settori aziendali differenti, per eleggere il capo ideale. A sorpresa, Gesù ha letteralmente sbaragliato gli avversari, raccogliendo ben il 35% delle preferenze (in pratica una su tre) e distaccando notevolmente il secondo posto di Gandhi, fermo al 22,2%, e il terzo di Che Guevara (9,1%). Insomma tre diversi tipi di rivoluzionari guidano la classifica dei leader più amati. Insomma, anche in ufficio Gesù è senza dubbio il capo ideale. Curiosamente, nella classifica stilata da Accor Services non figura nessun guru dell'economia o del mondo delle imprese, e scarseggiano anche i leader politici veri e propri. […]
Ho ritrovato lo stralcio di questo articolo tra alcune vecchie cartacce che albergano sulla mia scrivania e non ho potuto fare a meno di ripensare a un’immagine evangelica che mi è particolarmente cara (nonchè, credetemi, fonte di quasi quotidiana ispirazione professionale): il Cristo inginocchiato al cospetto degli apostoli, intento a lavare loro i piedi. Che immagine forte e bellissima, vero?
Provengo da una famiglia dichiaratamente laica, e in alcuni casi anche apertamente anti-clericale, eppure sin da piccola ho sentito un’intensa attrazione per la figura di Gesù in quanto figura storica reale e uomo straordinariamente moderno. Quel suo gesto allora, seguendone un’interpretazione non condizionata dalla fede, appare ancora più rivoluzionario e potente: Dio certo è capace di gesti infinitamente generosi e amorevoli, ma per un uomo, quanto può essere costato piegarsi al servizio dei propri servitori? In questo senso l’atto caritatevole di Gesù diventa un messaggio ancora più incisivo nei confronti della modernità e impone a chiunque è chiamato oggi a guidare altri uomini (e donne, naturalmente…) a ‘sacrificarsi’ (nel senso etimologico del termine di ‘fare sacro’) e agire unicamente per il bene loro, con umiltà e spirito di giustizia. Ma quanti di noi Managers operano davvero seguendo l’esempio cristiano? Quanto ci metteremo ancora a capire che la nostra autorità non verrà sminuita servendo, ma al contrario ne sarà accresciuta? Ed è solo una questione di autorevolezza…oppure è il Potere ciò cui relamente aspiriamo dietro al paravento di mille buone intenzioni?
Per par condicio, concludo con una bella didascalia all’immagine sopra riportata, tratta da un libro di un autorevolissimo esponente della Chiesa. I presupposti sono diversi dai miei, ma restano identiche, nella sostanza, le conclusioni.
“Il gesto di Gesù è un gesto rivelatore che ci dice non soltanto ciò che Gesù ha fatto, ma ciò che Dio è. E qui ci troviamo davanti ad un mistero paradossale: Gesù manifesta Dio ‘come’ a servizio dell’Uomo. Ma se Dio è ciò che egli ci manifesta di sè in quanto si pone al nostro servizio e se il Logos, che è la ragione ultima di tutte le cose, si manifesta come chi è a totale disposizione nostra, allora ci viene anche rivelato il senso ultimo della nostra esistenza, che è la nostra totale disponibilità agli altri”
Carlo Maria Martini, Il Vangelo secondo Giovanni, Roma (Borla), 212
Su questo tema, che mi sembra attualissimo in un momento in cui la situazione economica e il mercato del lavoro stanno mettendo molti lavoratori in difficoltà, vorrei che tutti i lettori, che si occupano come me di persone nei contesti aziendali, si impegnassero in una sincera riflessione e si ponessero di fronte a questo esempio evangelico in un sereno atteggiamento di autovalutazione.
Chi vuole, è ovviamente più che benvenuto a condividere qui i suoi pensieri…
Le qualità del capo ideale? Carisma, capacità di motivazione, fiducia nel team. E un mix di umiltà e fermezza, unite a una certa visione del futuro. Un po' come Gesù, insomma, che secondo un terzo degli impiegati italiani, è il modello ideale di capo anche sul lavoro.
Meglio di condottieri, leader politici e militari, che, da John Fitzgerald Kennedy a Napoleone, da Giulio Cesare a Garibaldi, cedono il passo nella top ten dei leader storici. Al secondo posto il profeta della non violenza Gandhi, che batte il rivoluzionario Che Guevara. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Accor Services, società che si occupa di soluzioni innovative per coniugare benessere e produttività in azienda (dai famosi Ticket Restaurant ai Compliments fino al maggiordomo in ufficio) nell'ambito di un'iniziativa chiamata ''Il segreto del successo'', che ha coinvolto oltre 20.000 dipendenti italiani, maschi e femmine, appartenenti a settori aziendali differenti, per eleggere il capo ideale. A sorpresa, Gesù ha letteralmente sbaragliato gli avversari, raccogliendo ben il 35% delle preferenze (in pratica una su tre) e distaccando notevolmente il secondo posto di Gandhi, fermo al 22,2%, e il terzo di Che Guevara (9,1%). Insomma tre diversi tipi di rivoluzionari guidano la classifica dei leader più amati. Insomma, anche in ufficio Gesù è senza dubbio il capo ideale. Curiosamente, nella classifica stilata da Accor Services non figura nessun guru dell'economia o del mondo delle imprese, e scarseggiano anche i leader politici veri e propri. […]
Ho ritrovato lo stralcio di questo articolo tra alcune vecchie cartacce che albergano sulla mia scrivania e non ho potuto fare a meno di ripensare a un’immagine evangelica che mi è particolarmente cara (nonchè, credetemi, fonte di quasi quotidiana ispirazione professionale): il Cristo inginocchiato al cospetto degli apostoli, intento a lavare loro i piedi. Che immagine forte e bellissima, vero?
Provengo da una famiglia dichiaratamente laica, e in alcuni casi anche apertamente anti-clericale, eppure sin da piccola ho sentito un’intensa attrazione per la figura di Gesù in quanto figura storica reale e uomo straordinariamente moderno. Quel suo gesto allora, seguendone un’interpretazione non condizionata dalla fede, appare ancora più rivoluzionario e potente: Dio certo è capace di gesti infinitamente generosi e amorevoli, ma per un uomo, quanto può essere costato piegarsi al servizio dei propri servitori? In questo senso l’atto caritatevole di Gesù diventa un messaggio ancora più incisivo nei confronti della modernità e impone a chiunque è chiamato oggi a guidare altri uomini (e donne, naturalmente…) a ‘sacrificarsi’ (nel senso etimologico del termine di ‘fare sacro’) e agire unicamente per il bene loro, con umiltà e spirito di giustizia. Ma quanti di noi Managers operano davvero seguendo l’esempio cristiano? Quanto ci metteremo ancora a capire che la nostra autorità non verrà sminuita servendo, ma al contrario ne sarà accresciuta? Ed è solo una questione di autorevolezza…oppure è il Potere ciò cui relamente aspiriamo dietro al paravento di mille buone intenzioni?
Per par condicio, concludo con una bella didascalia all’immagine sopra riportata, tratta da un libro di un autorevolissimo esponente della Chiesa. I presupposti sono diversi dai miei, ma restano identiche, nella sostanza, le conclusioni.
“Il gesto di Gesù è un gesto rivelatore che ci dice non soltanto ciò che Gesù ha fatto, ma ciò che Dio è. E qui ci troviamo davanti ad un mistero paradossale: Gesù manifesta Dio ‘come’ a servizio dell’Uomo. Ma se Dio è ciò che egli ci manifesta di sè in quanto si pone al nostro servizio e se il Logos, che è la ragione ultima di tutte le cose, si manifesta come chi è a totale disposizione nostra, allora ci viene anche rivelato il senso ultimo della nostra esistenza, che è la nostra totale disponibilità agli altri”
Carlo Maria Martini, Il Vangelo secondo Giovanni, Roma (Borla), 212
Su questo tema, che mi sembra attualissimo in un momento in cui la situazione economica e il mercato del lavoro stanno mettendo molti lavoratori in difficoltà, vorrei che tutti i lettori, che si occupano come me di persone nei contesti aziendali, si impegnassero in una sincera riflessione e si ponessero di fronte a questo esempio evangelico in un sereno atteggiamento di autovalutazione.
Chi vuole, è ovviamente più che benvenuto a condividere qui i suoi pensieri…
2 commenti:
(...)La logica di Gesù appare molto lontana dalla logica degli uomini, perchè esige un'autorevolezza nell'amore, nella capacità di esercitare un ruolo di conquista, nella benevolenza e nella carità; Gesù non accetta un'autorità intesa come "esercitare il potere sulle persone"; è del tutto inconcepibile, nella prospettiva del maestro di Galilea, utilizzare l'autorità al fine di sottomettere le persone al proprio dominio o capriccio. Lo scopo per cui uno è investito di potere è ben altro. La leadership cristiana, infatti, si pone nel versante opposto, farsi dono,non fare doni, essere a servizio di tutti non farsi servire da tutti. (...)La vera leadership è donare se stessi perchè dentro di sè e attorno a sè regni la pace e la tranquillità dell'ordine (...)
(tratto da uno scritto di Giovanni Russo)
Grazie per la citazione assolutamente pertinente. Bello soprattutto il passaggio che invita a 'farsi dono' piuttosto che 'fare doni'....imparino anche i genitori ; )
Marta
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