lunedì 6 luglio 2009

9 luglio 2009: Conferenza su ' La responsabilità sociale d'impresa tra Etica e Spiritualità', con Giuseppe Robiati


"Il più importante ruolo che le imprese economiche devono svolgere nello sviluppo consiste nel fornire alle persone e alle istituzioni i mezzi con cui essi possano conseguire il vero scopo dello sviluppo , ossia costruire le basi di un nuovo ordine sociale che coltivi le illimitate potenzialità latenti nella coscienza umana. "

Il mondo degli affari , proprio negli ultimi 10 anni, sta tentando di dare una svolta alle proprie attività economiche cercando di rispondere ad una domanda che gli uomini di affari più sensibili vanno spesso ponendosi : “ quale e’ il ruolo e quale è l’influenza delle imprese nel campo sociale ?Possono le imprese aiutare lo sviluppo sociale nel proprio contesto “?

Riflettendo sul significato della citazione sopramenzionata, si può notare come nel mondo si siano aperte delle consultazioni incrociate tra economisti, filosofi e studiosi delle scienze sociali, che cercano risposte su questo possibile contributo delle imprese allo sviluppo.

E’ nato quindi un movimento di pensiero che ha portato una grande innovazione culturale nelle imprese. Noto col nome di CSR - Corporate Social Responsability e cioè (la) responsabilità sociale delle imprese, questo movimento sta influenzando le politiche sociali dei governi , le politiche finanziarie delle società, i libri di testo degli studenti di economia nelle università di tutto il pianeta e il mondo operativo del business.

Nel modello classico del capitalismo la definizione di impresa e’ quella che ne identifica lo scopo primario nella creazione di profitto. I due secoli passati sono stati ricchi di imprese e imprenditori che hanno usato questa definizione nel vero senso del termine ed hanno utilizzato il mercato e la propria abilità imprenditoriale e manageriale per aumentare il profitto con qualsiasi mezzo. Negli ultimi anni però, gli uomini d’affari hanno capito anche che numerosi danni erano stati effettuati sia alle popolazioni che al pianeta ed hanno iniziato una serie di riflessioni e consultazioni che hanno portato una maggiore consapevolezza, ed hanno capito che l’unica garanzia per una stabilità economica risiede nella capacità di creare “benessere” nella società in senso più ampio.

Questo “ in senso più ampio “ ha comportato una ridefinizione innovativa dell’impresa; non più esclusivamente orientata al raggiungimento di profitto a qualsiasi costo, bensì ad altri obiettivi quali:

“la felicità dei dipendenti, il miglioramento della qualità della vita della comunità che ruota attorno ad essa, , il miglioramento nell’applicazione dei valori , il miglioramento dell’ambiente dell’ecosistema “ ecc.

Si e’ quindi arrivati a schematizzare questi altri obiettivi in sei principali entità, “ sei dimensioni chiave” connesse con l’impresa, di qualsiasi natura essa sia, in qualsiasi campo essa lavori e produca, in qualsiasi luogo si trovi.
Entità chiave che, in economia, vengono chiamate “ stakeholders”, verso cui l’impresa ha delle responsabilità. E da qui nasce l’allineamento alla nuova visione degli imprenditori che qui sotto si ripete:

“Il più importante ruolo che le imprese economiche devono svolgere nello sviluppo consiste dunque nel fornire alle persone e alle istituzioni i mezzi con cui essi possano conseguire il vero scopo dello sviluppo , ossia costruire le basi di un nuovo ordine sociale che coltivi le illimitate potenzialità latenti nella coscienza umana.”

Per informazioni sul Relatore clicca qui.
Argomento correlato: Video di introduzione all'Associazione EBBF:


Ingresso al pubblico gratuito previa iscrizione a conferenceroom@fandis.it

giovedì 9 luglio - ore 20.30 - sala conferenze Fandis, via per Castelletto 69, Borgo Ticino NO

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, è molto bello. Veramente rinascimentale. In effetti anche il più accanito liberista deve convincersi che la ricerca del profitto puro non basta. Prendiamo il caso dell'Italia. Da 15 anni siamo in discesa come produttività e questo viene inteso come "produrre costa troppo" invece che "produciamo cose che non valgono nulla". La reazione conseguente a questa incomprensione è stata la compressione dei salari che, è tristemente noto, ci sta impoverendo sia come singoli che come nazione, perchè alla fine è questo che sta accadendo: una elite sta facendo soldi e una maggioranza, inbonita con veline e calciatori, sta scivolando lentamente verso un abbruttimento culturale e economico spaventoso. La soluzione? Beh, intanto riscopriamo il valore delle regole e delle leggi. Poi ricostruiamo il sistema scolastico ma, si badi bene, non creando delle isole di eccellenza in mezzo a prati di somari, piuttosto ridando serietà e dignità ai percorsi scolastici dalla scuola materna all'università che è tristemente diventata una parodia dell'Italia post impero romano d'occidente. Da qui si parte e con questo si può sperare di recuperare competitività giacchè una nazione ben educata e istruita si sposterà inconsapevolmente verso attività ad alto valore aggiunto.

Marta B. ha detto...

Hai toccato un tema che mi tocca nel vivo: come mamma e people manager non posso che piangere con te la triste discesa a picco del nostro sistema scolastico e il costante allontanamento dell'Università dalla sua funzione di formare i giovani cittadini affinché possano rinnovare la società con il proprio personale contributo creativo e conoscitivo.
La scuola non insegna più ad imparare, non educa alla responsabilità e alla fatica. I più grandi apprendono perloppù nozioni , spesso sterili od obsolete. Se sono bravi se ne rendono conto e se hanno anche volontà possono poi, nel tempo e con sacrificio, sopperire almeno parzialmente alle proprie lacune.
Per come stanno le cose oggi si rischia davvero di creare, come in passato, una vera e propria forbice culturale: i pochi che potranno permetterselo accederanno ad un'istruzione di qualità in scuole 'speciali' e gli altri resteranno al livello di una sorta di analfabetismo postmoderno. Non conterà più tanto, almeno nel privato, il titolo di studio, ma la provenienza scolastica e le caratteristiche individuali dei candidati in selezione.
E' giunta decisamente l'ora di correre ai ripari!

Marta

Anonimo ha detto...

Eh si, mi preme molto questo argomento. Quel che mi preoccupa è il legame a doppio filo che c'è tra il governo in carica e la chiesa: in una sorta di vendita delle indulgenze, il governo Berlusconi ottiene appoggio e riconoscimento dalla chiesa la quale viene gratificata con trasferimenti incostituzionali di risorse alle proprie scuole, con leggi assurde che vietano la ricerca in settori di punta della medicina. L'aspetto più grottesco di questo legame è il fatto che la chiesa appoggi e riconosca come protettori della famiglia una coalizione che di famiglie se ne è fatte almento due dato che è piena di divorziati. Gentile Marta, si legga il "piano di rinascita nazionale" della loggia massoni ca P2 e rifletta bene su quel che fanno Berlusconi & c e poi le tremeranno i polsi. Nessuno lo vuol dire, ma stiamo proprio diventando una "democrazia" sudamericana. Cordialmente Mario

Anonimo ha detto...

ciao,
mi piacerebbe sapere come si comporta l'impresa etica di fronte alla cassa integrazione e similari. di questi tempi non è facile trovare il giusto equilibrio fra persone e impresa e sovente ci vanno di mezzo le persone. qual'è la ricetta?
Grazie

Anonimo ha detto...

Un'amica mi ha detto che la Fandis sta mandando via tutto un reparto, è vero?

Marta ha detto...

Mi scuso con il lettore che mi ha lasciato una domanda il 7 agosto, domanda rimasta purtroppo inevasa sino ad oggi. Cerco di rimediare ora: il tema della cassa integrazione e dell'uso dei cosiddetti 'ammortizzatori sociali' è senza dubbio dolente e delicato. Non ho purtroppo ricette, anche perchè bisognerebbe entrare nello specifico di ogni singola situazione imprenditoriale. Ho però delle convinzioni personali che riguardano i 'principi' di applicazione degli ammortizzatori sociali: credo che siano stati giustamente costituiti come misure estreme d'emergenza da usare per periodi limitati allo scopo di offrire un aiuto, un appoggio alle strategie di cambiamento e di risoluzione delle difficoltà contingenti endogene od esogene di un'impresa. Un'arma a doppio taglio di cui l'imprenditore dovrebbe saper fare buon uso e con parsimonia. Purtroppo si assiste invece ad ogni forma di abuso di questo strumento, che finisce presto per minare non solo il clima aziendale, ma anche la capacità di sviluppo e la capacità stessa di risanarsi dell'impresa, decostruendo rapidamente soprattutto la sua principale fonte di benessere: l'abilità di generare ricavi.

Marta

Marta ha detto...

Rispondo alla domanda sul futuro di Fandis:

L'informazione ricevuta non è corretta, anche se vi si può scorgere un fondo di verità: un reparto di Fandis sta effettivamente preparandosi ad un distacco, ma questo distacco è stato serenamente discusso e deciso tra la direzione Fandis e il responsabile del reparto stesso, che è l'area di Ricerca e Sviluppo. Si è definita infatti la necessità strategica di creare uno spin-off tecnologico di quest'ultima, che da gennaio avrà una sua attività indipendente come Fandis Lab. Il personale è stato coinvolto in questa decisione e non costretto, come la legge consentirebbe, al distacco. Chi 'transiterà' in Fandis Lab ha infatti accettato il passaggio dopo attenta riflessione. Inoltre lo spin-off si concreterà come 'affitto di ramo d'azienda', cosa che obbligherà Fandis a riassorbire il personale distaccato, nel caso in cui la start up dovesse fallire il proprio progetto. Non entro nello specifico delle motivazioni che ci hanno portato a questo passo (potrei farlo, però non mi sembra questo il luogo più corretto), ma posso assicurare che si tratta di un normale passaggio evolutivo dell'impresa e non di un'azione disperata e 'sporca' volta a 'tagliare' sui costi del personale.

Grazie per la domanda e per la possibilità datami di offrire un chiarimento.

Marta

Anonimo ha detto...

Grazie per la risposta. Si vede che avete cura delle persone e che non fate azioni sporche. Viene voglia di inviarvi il curriculum