martedì 16 febbraio 2010

Voglio un mondo a colori!

Ad Anna, un' insegnante
fedele alla sua missione
e un sogno da far brillare...
Sette giorni per presentare una risoluzione, svilupparla in commissione, discuterla e approvarla in aula. Oltre 200 giovani provenienti da 16 diversi Paesi d’Europa hanno partecipato, dal 7 al 14 febbraio a Torino, alla seconda edizione dell’Erasmian European Youth Parliament. L’iniziativa s’inseriva fra le attività per Torino Capitale Europea dei Giovani 2010 ed era organizzata dagli insegnanti e studenti della Scuola Internazionale Europea Altiero Spinelli grazie al co-finanziamento del Miur, della Regione Piemonte e del Comune di Torino. All’evento hanno partecipato anche il liceo classico D’Azeglio, due licei scientifici piemontesi, il Galilei di Borgomanero e il Peano di Cuneo, e una delegazione del liceo scientifico Duca d’Aosta dell’Aquila.

L’obiettivo dell’EEYP, che si è riunito per la prima volta lo scorso anno a Rotterdam, è offrire ai ragazzi un’occasione per calarsi nei panni dei parlamentari europei e avvicinarsi alle regole del mondo della politica. Gli studenti hanno lavorato per quattro giorni, suddivisi in 12 commissioni, con il compito di formulare una serie di proposte di legge sul tema dell’ecosostenibilità nelle città.

I diversi provvedimenti sono stati presentati, discussi e approvati dall’Assemblea Generale del Parlamento, costituita da tutti gli studenti riuniti in sessione plenaria. Le risoluzioni approvate sono state consegnate al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e al sindaco di Anversa (la città che ospiterà l’EEYP nel 2011), oltre che ai rappresentanti dell’European Youth Forum. All’evento ha partecipato anche la Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso.

L’intero evento è stato autogestito (in inglese, lingua ufficiale) dai giovani con il supporto degli insegnanti che avevano il compito di vigilare “a distanza” sullo svolgimento del programma. Oltre agli studenti dell’Unione Europea, hanno partecipato ai lavori anche una delegazione svizzera e una turca. Nell’elaborazione dei progetti di legge ciascun gruppo di studenti è stato, inoltre, supportato dalla consulenza di personaggi di spicco del mondo politico, industriale, della cultura e della medicina. (Per approfondimenti, clicca qui.)

Fin qui la notizia. Ma perché parlarne in questo blog? Se il fatto descritto vi è sembrato fuori tema, allora continuate a seguirmi e capirete…

Ho avuto la fortuna di conoscere 6 di quei ragazzi e cioè i membri della delegazione Borgomanerese e li ho seguiti insieme ad un collega nell’ultima settimana di preparazione del progetto che avrebbero poi presentato all’Assemblea Generale. Lavorare, seppure breve tempo, con quei ragazzi è stata una folgorazione! Con loro ho ritrovato un mondo che credevo perduto: l’età dell’adolescenza, un’ età 'bella e terribile', di cui però il senso comune tende a sottolineare solo il secondo aspetto, quello della terribilità ed in particolare nel suo primo significato di ‘spaventoso’( mentre ‘terribile’ racchiude in sé anche l’accezione di ‘grande, straordinario’). Si parla volentieri di adolescenti sbantati e violenti o, nell’ipotesi migliore, di giovani annoiati, rassegnati a sopravvivere, cronicamente immaturi, e ci si adopera troppo poco per fare in modo che le cose cambino. Si cerca il colpevole e non si propongono soluzioni. E il primo passo verso la soluzione credo che sia riconoscere il talento che questi ragazzi, tutti loro, hanno nascosto in sé: il talento della Gioventù.

Tutti gli esseri umani sono accomunati da questo talento, perché tutti siamo stati bambini. La differenza tra noi dipende solo da quanto presto ce ne siamo diamenticati. Il talento della gioventù è quello di chi guarda il Futuro negli occhi, di chi sente che potrà cambiare il Mondo, di chi si accende di Passione e teme che ne potrà morire. E’ il talento di chi sogna e vola ‘tre metri sopra il cielo’. Di chi lotta e si ribella all’ovvio, ai dogmatismi, alle regole inutili, di chi ancora spera ci potrà essere un domani migliore. Di chi vive in un mondo a colori. Ecco, io lo rivoglio indietro quel mondo, ora che ho avuto un assaggio delle tante cromie disponibili! Mi sono resa conto che mi ero orami abituata a vivere in un mondo in bianco e nero, dove la diversità si misura su una scala di grigi. Certo, forse così si soffrono meno i disagi che il vivere necessariamente porta con sé e bisogna riconoscere che la riflessività, la pacatezza, la moderazione che avanzano con l’età hanno un ruolo e un loro significato sociale; a patto però che non si perda il dialogo tra le generazioni e la voce di quelle più mature non si levi al di sopra delle altre in un soliloquio sterile e monotono.

Purtroppo, invece, viviamo in un paese che ha smesso di ascoltare i suoi giovani, non dà più loro esempi , li indottrina a volte, più spesso informa, offre loro soprattutto un quadro squallido del mondo degli adulti e insegna a barcamenrarcisi con furbizia e cinismo. Sicuramente non educa. La nostra adultità dunque latita e manifesta i tratti di una società pedofoba che ha perso la fiducia nel futuro: rinunciando a investire sui giovani, a credere in loro, rinunciamo di fatto al nostro stesso futuro e per questo suicidio programmato poche sono le voci che proclamano la propria indignazione. Come imprenditrice che si sente responsabile dello sviluppo di questo paese, non posso che prendere atto di questa realtà e condividere il pensiero che non basta più solo investire nei giovani che dopo gli studi si rivolgono alle aziende per un impiego. Certo noi professionisti dobbiamo occuparci di cogliere e sviluppare i loro talenti, ma credo che sia importante cercare delle opportunità per sostenere anche i più giovani, partendo proprio dagli adolescenti, offrendo loro spazi ed occasioni di aggregazione, non per lo ‘sballo’ settimanale, bensì perché possano sviluppare le proprie passioni, per testare capacità e conoscenze - così come è stato in occasione del progetto di cui ho parlato più sopra - e così facendo per dialogare con il mondo degli adulti in un mutuo dare e ricevere costruttivo e vitale.

I 6 ragazzi che ho conosciuto sono gemme preziose con tanta voglia di dire la loro in questo mondo. Sono certa che ce ne siano tanti altri come loro, che leggono, studiano con profitto, sono curiosi di tutto, vogliono sperimentarsi, non temono la fatica, si entusiasmano, vivono nel senso più pieno del termine. Ragazzi così sono il cuore pulsante di una società che vuole sopravvivere ed evolversi. Sono i nostri figli e non aiutarli a crescere, non educarli, è un delitto di cui non voglio essere complice.

"Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano..."
Antoine De Saint-Exupéry

1 commento:

Unknown ha detto...

A Marta, a Marco,
adulti cui la necessaria riflessività, pacatezza e moderazione
che arrivano con l’età,
non hanno portato via il desiderio di continuare a vedere un mondo a colori …

Quando si racconta un’esperienza come quella che Serena, Federica, Mattia, Federico, Erika e Jennifer hanno vissuto all’EEYP di Torino, di solito si termina con i ringraziamenti di rito, sempre comunque dovuti, alle autorità che hanno presenziato alle cerimonie ufficiali, agli ideatori del progetto, agli organizzatori, ai docenti, a tutti coloro che hanno reso possibile che tutto ciò accadesse.
Io vorrei invece cominciare con il mio grazie ai ragazzi per la grande lezione di vita che mi hanno dato, e per l’opportunità che mi è stato concesso di vivere tramite loro, per tutte le cose che ho imparato. Grazie è una parola importante, non va usata con superficialità, né va sprecata.
I 200 studenti europei che si sono riuniti Torino per l’EEYP sono ragazzi sicuramente con una marcia in più, forse più fortunati di altri perché hanno avuto opportunità di crescita personale e culturale più ricche di altri loro coetanei; vanno assolutamente riconosciuti loro impegno, serietà, voglia di misurarsi e di mettersi in gioco, capacità autocritica; va detto loro non solo “avete fatto un buon lavoro”, ma soprattutto “bravi”, perché meritano di vedere riconosciuto non solo un buon oggettivo risultato messo su carta, ma di sentirsi valorizzati come persone. Questi ragazzi, così come tutti i nostri giovani, non sono solo studenti, o ragazzi del sabato sera che vogliono divertirsi (anche questo, per fortuna!), sono prima di tutto persone cui noi adulti abbiamo il dovere di trasmettere e permettere speranza, curiosità e voglia di futuro.
Essere persona significa vivere in un ambiente che offra tutte le condizioni necessarie per riconoscere, far fiorire e crescere, le doti e le capacità che ogni nuova vita porta con sé; significa vivere in un ambiente che ci riconosca, e non ci faccia restare nell’anonimato delle sfumature di grigio.
Vivere a colori è certamente più difficile: significa raccogliere ogni giorno sfide, a volte gratificanti, a volte dolorose, ma significa vivere, non sopravvivere o galleggiare sfruttando l’onda o il vento degli altri.
Questi 200 ragazzi sono stati “Parlamento” per una settimana. Sarebbe facile, ma troppo banale e soprattutto inutile, cadere nel commento “… se tutti i nostri Parlamentari lavorassero con lo stesso impegno …”; prima di tutto perché ai Parlamentari della nostra Europa e dei nostri Paesi va riconosciuto il merito di un impegno che a noi spesso non giunge; in secondo luogo perché questi Parlamentari siamo tutti noi, e non è responsabile da parte nostra “scaricare” la responsabilità di ciò che non ci piace su chi è facile bersaglio, per la posizione che occupa e per l’incarico che, non dimentichiamolo, tutti noi abbiamo affidato loro.
Le nostre sei gemme preziose sono determinate a continuare la strada che stanno percorrendo. Si meritano da noi, che lasciamo loro il testimone di un mondo in affanno, la disponibilità e l’impegno di essere con loro. I nostri ragazzi vogliono conquistare autonomia e indipendenza, ma lo possono fare e, sono convinta, lo vogliono fare con noi al loro fianco.
E’ nostro dovere di genitori, di educatori, d’imprenditori, di politici permettere loro di continuare a crederci.
Qualcuno ha detto “... la vita è un viaggio, l’importante è non essere, o viaggiare, solo come passeggeri …”
A Marta e a Marco grazie per voler essere nostri compagni di strada!
anna